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Isola Serafini è la più piccola frazione del Comune di Monticelli d'Ongina, in provincia di Piacenza, caratterizzata dalla particolare divisione a metà tra il confine amministrativo delle regioni Emilia Romagna e Lombardia.
Questo piccolo dettaglio in realtà nasconde una grande storia legata ai forti mutamenti paesaggistici del Grande Fiume, il Po, che da sempre ha connotato il territorio isolano come luogo in continua evoluzione.
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Evoluzione paesaggistica di Isola Serafini

Comunità
"L’Isola Serafini dei miei ricordi, è una fiera ed operosa frazione del Comune di Monticelli d’Ongina. All’epoca prevaleva l’economia rurale, composta da diverse cascine, con dimensioni differenziate, che davano lavoro a numerosi gruppi familiari. Oltre alla produzione di foraggio per l’alimentazione del bestiame (da carne e da latte), le coltivazioni più diffuse erano i cereali (frumento, mais), gli ortaggi (aglio, pomodori), le piante industriali come le barbabietole da zucchero ed il tabacco.
Ricordo anche la coltivazione di arachidi, in un appezzamento di terreno proprio di fronte alla casa dei nonni, e le numerose piantagioni di pioppeti per la produzione di legname e derivati. Tra le altre attività presenti (fabbro, maniscalco, falegname e ciabattino), la segheria Fermi era l’operatore di maggior peso. Anche la pesca veniva praticata quale fonte (a volte esclusiva) di sostentamento della famiglia."
Gentile testimonianza di
Gianni Cattivelli
“Il fiume a Isola Serafini è sempre stato una fonte di sostentamento. A parte il pescatore di professione, in ogni famiglia, due o tre volte alla settimana, qualcuno andava a pescare usando la ligonsa (grosso retino) e il pescato veniva in parte consumato dalla famiglia e in parte venduto nei paesi limitrofi, che si raggiungevano in bicicletta.
I terreni golenali (che comprendevano Savino, Speranza e Bonissima) che oggi sono coltivati in modo intensivo, un tempo erano boschi di salici dai quali si ricavavano i pali utilizzati nei vigneti.
Tra agli anni ‘30/’50 del ‘900 l’isola era abitata da circa 600 persone, dislocate nelle varie cascine. Settimanalmente due ambulanti la attraversavano sulle loro barre trainate da un cavallo (mezzo successivamente sostituito da un camion), e portavano alle famiglie residenti i prodotti più disparati, che essi non potevano produrre da sé.
L’inizio dei lavori di costruzione della centrale idroelettrica (nel 1956) non apportò particolari cambiamenti nelle vite degli abitanti dell’isola, dato che non erano coinvolti sul piano professionale in quest’opera; inoltre parte della popolazione locale si era già trasferita in paese, a Monticelli, per esempio le nuove generazioni dopo il matrimonio.”
Gentile testimonianza di
Valentino Cattivelli
Paesaggio
Gilles Clément definisce il Terzo paesaggio come l’insieme dei residui, ovvero quegli elementi di paesaggio ai quali non si dà una funzione, che derivano dall’abbandono di un terreno precedentemente sfruttato. Possono derivare da diversi ambienti: urbani, agricoli, rurali, industriali e comprendere qualsiasi tipo di ecosistema che possa garantire il mantenimento della diversità.
Principale caratteristica con cui può essere definito il Terzo paesaggio è infatti l’essere un punto di ritrovo della diversità.
In termini più generici, Isola Serafini ha in comune molte caratteristiche che la avvicinano alla realtà del Terzo Paesaggio e può anch’essa essere considerata un residuo, un territorio abbandonato che deriva da una volontà mirata allo sfruttamento intensivo non solo del suolo agricolo, ma anche del fiume che la circonda.
Il risultato è quello di un luogo privo di identità propria in cui coesistono una serie di realtà differenti che nell’insieme generano un paesaggio confuso e disomogeneo.